Sperlonga
Intervista ad Arabella Vallone
Sperlonga dolci ricordi…
La mia infanzia, adolescenza e via dicendo è stata accompagnata dalla dolce Sperlonga con la sua spiaggia dorata, la misteriosa grotta di Tiberio, così mi sembrava da bambina, dalle passeggiate mute sulla sabbia fuori stagione meravigliose, dove rimanevano intatte le orme dei piedi…agli assalti in agosto, per fortuna limitati a pochi mesi. Le mie vacanze estive spesso erano tra Tropea e Sperlonga, il mare della Calabria passionale ed esplosivo nella sua bellezza, nei colori, blu, turchese, spiagge bianche, e quelle di Sperlonga dalla sabbia dorata l’acqua più timida, colori più miti. Il mare di Tropea, di Parghelia, di Capo vaticano dove dopo pochi passi già non si toccava, (e devo dire che un pò mi spaventava), ed il mare di Sperlonga dove si entrava camminando lentamente, senza traumi.
I ricordi di Sperlonga sono chiaramente legati al mio amato papà, e alla mia famiglia. Lui era un uomo di mare, i suoi occhi erano dello stesso blu del mare di Tropea, abituato a sfidare le onde, a volte anche impetuose, nuotando o remando ore ed ore già da ragazzino, con i suoi amici di infanzia, e quindi a Sperlonga ogni tanto prendevamo la barca e andavamo lungo la costa, esplorando grotte, cercando ricci e patelle; oppure prendevamo il largo per fare un pò di sci d’acqua. Mio padre amava svegliarci presto la mattina, per fare insieme delle meravigliose passeggiate, spesso si usciva anche poco prima dell’alba per addentrarci nelle colline alle spalle di Sperlonga a piedi attraverso i sentieri immersi nei profumi dei pini e quant’altro, costellate da incontri speciali con i contadinì della valle, spesso sui loro muli che avanzavano lentamente verso il paese carichi di ricotta e di uova fresche che si bevevano li per li con grande gioia. Mio padre aveva anche trovato una grotta dove addentrandosi tra ranocchi ed insetti strani, si trovava una fonte di acqua fresca ,dove tutti bevevamo almeno 3 bicchieri d’acqua. Ho sempre adorato Sperlonga. Avevamo una grandissima villa sulla collina con una terrazza enorme che dominava tutta la baia ed il paese dalla parte vecchia, la più bella, dove i tramonti spettacolari erano protagonisti assoluti. In questa casa succedevano tante cose ed era popolata da cuoche, giardinieri e da persone native della zona, che si occupavano di noi fin da piccolissimi, alle quali ci si affezionava tantissimo, come lo speciale Vincenzo Fretti, e la sua simpatica moglie.
Poi spesso arrivavano tanti ospiti, da Marlene Dietrich ad Andreotti, a Giulio Einaudi, Arthur Miller e allora la casa si movimentava ancora di più. Poi c’erano gli amici di famiglia, gli ospiti di sempre gli amici più cari, però le passeggiate all’alba erano solo nostre di tutta la famiglia, anche perchè a volte era ancora buio. Mamma qualche rara volta rimaneva a casa e papà amava raccogliere mazzi di fiori per ognuno di noi democraticamente, fiori bellissimi che ci insegnava ad accostare con il suo innato gusto e senso dei colori, i suoi preferiti erano le ginestre gialle e faceva fatica a strapparle perchè erano resistenti!
Le mattine, quasi sempre di sole, amava andare al mercato nella piazzetta e amava scambiare due battute allegre con i contadini apprezzando il loro lavoro, i loro prodotti. Sperlonga rimane, con Parghelia in Calabria, uno dei miei primi approcci con la natura e con il regno animale, in questa villa dei “ricordi” c’erano, con mia immensa gioia anche cani: l’adorato Lupo e Martin, due bellissimi lupi che ci aspettavano al cancello ancora prima che arrivassimo. Gatti, galline e faine che purtroppo ogni tanto si mangiavano le galline!
Gli sperlongani sono tra Roma e Napoli quindi con uno spirito particolare, interessante, comunque gioviale. Nella tarda vecchiaia papà amava stare a Sperlonga anche d’inverno con la mamma in questa “dependance” sulla spiaggia, era bello arrivare nei weekend da Roma ed essere accolta con tanta gioia e amore. Lui passava le ore a guardare i tramonti , a pensare ‚ ad ascoltare il mare, gli piaceva dormirgli vicino cullato dalla natura l’unica cosa che non amava erano i fuochi d’artificio di S.Leone, il patrono del paese, non amava i botti, gli ricordavano la guerra. Ora che non ci sono più, siamo tutti un pò spaesati e mi è rimasto di guardare quello che lui amava e che ha insegnato ad amare anche a me, i tramonti ed il suono del mare.
Pensieri e ricordi nelle fotografie di famiglia